Uno Psicologo al Muro
La trappola
Nei tanti anni, almeno venticinque, in cui Wand aveva fissato lì il suo studio di psicologia e
psicoterapia, non era mai riuscito a sapere chi fosse il suo vicino/a. Wand fino a pochi mesi prima pensava che l’appartamento a confine con il “Muro” fosse disabitato
e in vendita.
Sapeva che il proprietario era molto esoso, anche lui aveva fatto un pensierino per l’acquisto ma
una volta saputo il prezzo aveva desistito.
Solo una volta c’era stato un affittuario per un breve periodo, forse un anno, un signore anziano che
ogni volta che lo incontrava per le scale gli poneva domande sulla psicoanalisi e lui tutte le volte a
spiegare che non era uno psicoanalista, fino ad arrendersi all’idea di esserlo in modo che il
“vecchio” (per Wand non era dispregiativo era più affettivo questo termine!) non gli rompesse più
perchè a volte lo tratteneva di fronte alla porta dello studio anche per mezz’ora!
Poi più nessuno. Ma da qualche mese la situazione di quell’appartamento sembrava cambiata.
A volte sentiva dei rumori, spesso durante le sedute, che in parte lo infastidivano…risate…, adesso
che ci ripensa anche due giorni fa: il paziente/cliente raccontava un aneddoto comico e subito
dopo…una gran risata che proveniva dal Muro, o da chi c’era dietro in quel momento.
Si l’ipotesi prende corpo… “magari è un collega” si dice Wand, o qualcuno che capisce di
“psicoterapia”. “Si, devo assolutamente sapere chi abita di là”.
Il piano era fatto e Wand ne è entusiasta…si un pò macchinoso..”, ma se riesce “è scacco matto”
pensa con soddisfazione, ma sempre con un pò di rammarico perchè a lui l’idea della voce che
proviene dal “Muro” e basta, continua ad affascinarlo e una parte consistente di sè vorrebbe che
fosse così.
Nel frattempo nelle ultime due settimane il Muro non si era più manifestato.
Circa quattro mesi fa, Wand aveva incontrato sul pianerottolo comune una ragazza che entrava
nell’appartamento adiacente, quello al confine con il Muro per intenderci, e si era soffermato a
guardarla.
Una ragazza non bellissima, però “particolare” (come si usa dire tra maschi, quando qualcuna non
sai perchè ti eccita, ma vorresti capire proprio quel “perchè”).
Wand era allora rimasto a guardarla per alcuni lunghi istanti. Lei era affaccendata con borse e sporte
varie e Wand le aveva chiesto: “Serve una mano?”, lei aveva gentilmente rifiutato salutando e poi
richiudendo la porta dietro di sè. Rimasto solo sul pianerottolo, Wand ricorda di essersi avvicinato
al portone di casa della ragazza e di averla sentita parlare con un uomo che sì…bingo!…aveva la
stessa voce e le stesse non inflessioni che provenivano dal Muro!
“Ci sono!”
Bene, è ora di passare all’azione, pensa Wand e studia il piano…ha bisogno di qualche giorno. Tutto è pronto.
Wand piazza il registratore ad un volume sufficientemente alto, un pò più alto del volume solito
della sua voce e lascia partire il file.
E’ una registrazione di una seduta avvenuta alcuni giorni prima in una comunità terapeutica per
tossicodipendenti dove Wand una volta a settimana presta la propria consulenza. Aveva con fatica
ottenuto il permesso (e poi la privacy e poi l’etica professionale e poi la nuova privacy europea e
poi chissenefrega!) dal ragazzo di registrare il loro colloquio: “poi chissà lei a chi lo fa sentire” gli
aveva detto Aldo, “non ti preoccupare è per una ricerca”…certo una ricerca…
…il file sta procedendo sono passati ormai più di venticinque minuti.
Wand aspetta…
Si ricorda che il “Muro” fa sentire la sua voce negli ultimi 15-20 minuti della seduta
…perciò aspetta…(tra l’altro che nostalgia per quelle parole così confortanti che provenivano dal
Muro…sembrava passato un secolo…)
Ora…
Il file è arrivato al quarantesimo minuto…Wand esce dal suo studio , apre il suo portone e
repentinamente va a suonare all’appartamento di fronte…una …due…tre…volte
Un incontro
Nessuno apre.
Wand aspetta. Prova a bussare. Poi aspetta ancora. Il file è ormai arrivato al cinquantesimo minuto e
ne mancano veramente pochi.
Nessuno apre.
Wand è impaziente, sente che dentro quella casa c’è qualcuno, sente le voci.
Deluso, sta per andarsene e…la porta si apre.
Si presenta la ragazza “particolare” in accappatoio che si giustifica dicendo: “Scusi ero sotto la
doccia e non sentivo il campanello”.
“Chi è?” Da un’altra stanza una voce maschile – “ma si è lui il Muro”, si convince Wand – “parla
nello stesso modo”.
“E’ il vicino, lo psicologo…dico bene?” continua la “particolare”…
Wand è di tutti i colori, fortunatamente la luce del pianerottolo scale confonde… “e comunque –
pensa Wand – sono uno psicoterapeuta…
“Piacere collega, sono Giulio…psicoanalista… Talmente confuso Wand si perde anche il cognome del “collega” – si è proprio lui, non c’è dubbio,
chissà quanto si è divertito ad ascoltare i miei colloqui -…”si piacere” in automatico va Wand.
Giulio fa accomodare Wand nel suo appartamento.
Continua ad essere confuso Wand, si scusa per le incalzanti suonate di campanello senza dare
spiegazione del perchè delle stesse (adesso si sentiva veramente ridicolo), ma sia Giulio che Karina
(cioè “la particolare”!) lo accolgono in modo molto gioviale e così…il suo imbarazzo aumenta!
Wand vorrebbe andarsene subito e ritornare velocemente nel suo studio ma…niente… “ecco vista
l’ora un piccolo aperitivo ci sta bene” dice Karina con un calice in mano che offre a Wand,
probabilmente un prosecco o qualcosa del genere.
Intanto Giulio comincia a fare domande e Wand si sente circondato!
Dove ti sei formato? che tipo di clientela hai? qual’è il tuo approccio terapeutico? conosci quello,
conosci questo? …e che palle!
Wand passa all’attacco: “….e tu sei psicoanalista vero? “Si, ma non esercito attualmente”,
“Perchè?” – si incuriosisce Wand. “dopo circa venticinque anni di professione ho deciso di
prendermi un tempo per me e i miei affetti; almeno un anno se non due, per recuperare il mio
benessere mentale e fisico”.
“Hai capito lo psicoanalista! – pensa Wand – può stare senza fare un …per due anni…ne ha fatti di
soldi questo…”
Giulio aggiunge: “Sai da quando ho conosciuto Karina circa due anni fa abbiamo poi deciso che io
mi sarei fermato per un pò, perchè lei con il suo lavoro può sostenermi economicamente, altrimenti
non ci sarei mai riuscito”.
Wand fa qualche passo indietro con sè stesso e deve ammettere di essersi sbagliato, però “lei lo
mantiene…una bella fortuna (per non dire altro!)”.
Wand prende forza e con una certa sfacciataggine chiede di poter vedere la loro casa.
Giulio e Karina lo guidano nel piccolo appartamento (quasi 60 mq in tutto!) e dalla cucina gli
mostrano prima la camera da letto e poi “lo studio”…cioè la stanza confinante con il “Muro”.
Wand ha un tuffo al cuore!
E’ lì accanto al “Muro” ed è emozionato, quasi commosso…
Adesso tutte le sue smanie da investigatore privato sono immediatamente, ma forse
momentaneamente!, sparite.
Fa domande sciocche a Giulio, tipo “che cosa ci fai in questa stanza?” e altre. Giulio lo guarda un
pò perplesso ma non risponde.
“Adesso sediamoci un pò…o devi andare?” chiede Giulio. Wand è combattuto. Da un lato vorrebbe fuggire lontano, troppe emozioni, troppe figuracce…
dall’altro sta bene con Giulio e Karina: “che strano” pensa, “li ho conosciuti solo ora e ci sto bene”.
“Ancora cinque minuti mi posso fermare volentieri”. Wand si stupisce di sè stesso!
In altre occasioni avrebbe fatto in modo che il suo sarcasmo e ancor più il suo cinismo, con qualche
battuta ben assestata, tagliasse sul nascere ogni ipotetica possibilità di relazione…
Questa volta no! “Perchè” si domanderà poi a casa, ma Wand non ha la risposta.
I cinque minuti diventano dieci, poi mezz’ora e poi Wand guarda l’orologio e si accorge che sono le
21.30 ed ha ben cinque chiamate senza risposta di sua moglie che si preoccupa di lui.
Adesso si alza di scatto e sta per andarsene salutando in modo stranamente, per lui, caloroso Giulio
e Karina, quando Giulio rilancia: “Visto che siamo dirimpettai, quando hai un buco suona, magari ci
prendiamo un caffè insieme!”.
Qui però, scatta l’orgoglio: io ho un buco? In realtà di buchi ce ne sono fin troppi, sono ormai più
le ore buche che quelle in cui si lavora ma… diamine un pò di orgoglio: “Accetto volentieri, anche
se a volte trovare uno spazio durante la giornata è sempre così difficile”, risponde Wand a Giulio.
Adesso è, finalmente!, fuori da quella casa e sta camminando velocemente per raggiungere l’auto e
tornare a casa da sua moglie che l’ha già sentita e l’ha già “cazziato”: sarà una serata piena di
rimproveri pensa Wand…ma ciò che lo imbarazza di più, proprio con sè stesso è aver dimenticato,
almeno per un’ora, il motivo per cui aveva così insistentemente cercato di entrare in quella casa…
gli sembra di aver tradito sè stesso e il suo obiettivo principale: “chi parla, chi c’è al di là del
Muro?” e subito tante altre domande si affastellano nella sua mente: “E’ di Giulio la voce che
proviene dal Muro?” “E perchè lo farebbe”. Adesso che ha conosciuto Giulio, la sua confusione
aumenta.
Wand è stato bene in compagnia di Giulio e Karina…
Da tanto tempo non provava più quelle sensazioni proprio nel suo corpo: stare rilassato anche in
presenza di estranei, una sensazione “acquatica” cioè come quando al mare ti fai trasportare dalla
corrente e senti che puoi lasciar fare senza opporti.
Ecco si, proprio così si era sentito!
“Cosa c’entra tutto questo con il Muro?”, si domanda Wand. Forse nulla. a” spiegazione per sua moglie, sarà una serata di rimproveri, musi
lunghi e rimbrotti…”non fa niente. ci sta” pensa, anche se ritiene di non doversi giustificare.