Studio di Psicologia e Psicoterapia "Ecotono"

- Dr. Andrea Bramucci

LETTERA AD UN GIOVANE ADULTO

Caro/a amico/a – posso chiamarti così? – In questi giorni mi è venuta voglia di scriverti questa lettera e di farti partecipe di alcune mie riflessioni.

Tu che non hai un volto ben preciso, o meglio che in realtà hai tantissimi volti di ragazzi e ragazze intorno ai venti anni che ho incontrato casualmente o meno in questa torrida estate.

Ho pensato a te perché l’estate è il tuo momento; questi mesi – così desiderati! – ti hanno visto sulle strade, nelle piazze, nelle spiagge e nei tanti luoghi di incontro alla ricerca di amici/che, di emozioni, di sensazioni, … di te stesso.

Ho pensato a te perché intorno ai venti anni ci sono tante possibilità e tanti diversi percorsi – buoni e non – da imboccare.

Ho pensato a te pensando a me quando avevo la tua età – ora ne ho circa il doppio (non sono Matusalemme!) – ed ero molto insicuro, senza certezze.

Non più scolaro, anche se studente – ma l’università è tutt’altro di un liceo di provincia – non ancora lavoratore, anche se lavoravo saltuariamente come cameriere; con un corpo voglioso e alla ricerca di contatti, con tanti bisogni spesso disattesi e frustrati ma con tanta energia e tante idee.

Improvvisamente ero adulto; ma per chi e per cosa? Nessuno mi spiegò nulla! Ho pensato a te, infine, per la confusione che oggi ci circonda – forse anche ieri! – Una confusione che rende difficili le scelte, in cui è difficile “essere di parte” – ma come, diranno, ancora c’è qualcuno che crede in queste cose? – in cui ogni idea, ogni affermazione si trasforma e diventa uguale alla sua esatta idea contrapposta. Penso alla politica, alla giustizia e a come ciò si rapporta alla nostra vita di tutti i giorni dove fortunatamente abbiamo i nostri piccoli, ma fondamentali, punti di riferimento: una famiglia o un affetto, un lavoro o lo studio, una casa, qualche amico – se c’è.

Ma tu, che sei intorno ai vent’anni, come ti vivi tutto questo chiasso, tutta questa confusione?

Lo so di correre il rischio, con questa mia lettera, di diventare pedante e un po’ moralista e ricordo bene la fine del grillo parlante, ma voglio lo stesso esporti le mie idee e permettermi così di correre con te qualche rischio.

 

LA SOCIETÀ’ GRATTA E VINCI.

Quando nei mass-media si parla di “giovani”, lo avrai notato, si esaltano spesso l’unicità delle esperienze – che noi adulti continuiamo a rincorrere, quasi per strappare i segreti! – oppure si denunciano comportamenti a rischio – estrapolati da qualsiasi contesto sociale e psicologico – che si rifanno al mai indomito trio sesso, droga e rock ‘n roll – con tutte le nostalgie di tempi passati e diversi!

Quanto queste visioni esterne ed estreme ti riguardano e ti rappresentano? Quanto le descrizioni riportate dai mass-media assomigliano alla tua vita di tutti i giorni? Non lo so, sicuramente tu puoi darci indicazioni migliori. Io credo che la tua vita, come la mia, è molto più influenzata non tanto dalle situazioni eclatanti – che forniscono immagini e storie perché lo spettacolo deve andare avanti! – quanto dal clima culturale e sociale della nostra epoca.

A questo proposito oggi viviamo forme di socialità e costumi che definisco bizzarri. Mi riferisco alla nuova “febbre” nazionale che coinvolge un numero sempre maggiore di cittadini: la lotteria – con tutte le sue variegate forme!

Le ormai quotidiane notizie di vincite plurimiliardarie ci fanno credere sempre più di essere in una società “gratta e vinci”.

Con 1.600 lire puoi cambiare il tuo destino, puoi dare una svolta alla tua vita!

Lo sconosciuto uomo qualunque di oggi può diventare – basta tentare! – lo sconosciuto benestante – che non ha più bisogno di lavorare – di domani. La fortuna esiste, è vero. Il giuoco – più o meno d’azzardo – ha da sempre riservato belle – e più spesso brutte – sorprese a qualcuno che magari non se l’aspettava.

Forse di fronte a queste vincite così sbandierate ti sarai già domandato – io l’ho fatto! – : “ma vale la pena lavorare, studiare, fare fatica? Se tento di più, prima o poi la fortuna bacerà anche me!”

Ma tu stai in guardia: non credere troppo al gatto e la volpe!

 

IL COLPO DI FORTUNA

Ogni sera, come in un racconto di Jorge Luis Borges, si ripete in TV il rito dell’estrazione di numeri che creano una effimera realtà virtuale, ma che hanno il potere di modificare la storia di qualcuno. I giochi proposti, sempre nuovi e più ricchi – perlomeno sulla carta! – non servono solo a riempire le casse dello Stato, ma a livello psicologico accentuano nei cittadini italiani il sentimento di riscatto da una condizione quotidiana e ripetitiva, portandoli ad inseguire sogni da re Mida!

Tutto ciò diffonde una “cultura del caso e dell’attesa” condizionando altre aree del vivere sociale e del nostro rapporto con la realtà.

“Nella vita ci vuole fortuna”: quante volte hai sentito questa frase?

E così nella fortuna ci speriamo un po’ tutti: un qualcosa che ci faccia stare bene per gli anni a venire.

Poi la realtà ci riporta alle strette quotidiane, ai piccoli grandi doveri di tutti i giorni. Ma la fortuna è intesa nella nostra cultura anche come “indovinare la strada giusta” – nello studio e poi nel lavoro – incontrare la persona giusta – nei rapporti affettivi – conoscere qualcuno che possa aiutarci – nelle amicizie.

Ritengo, caro/a amico/a – tu che sei in una fase delicata ed importante della tua vita – che da più parti – a partire dai tuoi genitori, per esempio – ti abbiano detto: “prendi questa scuola, segui questo indirizzo, così domani avrai un lavoro redditizio, farai i soldi!” Ma a te quella tal scuola piace? E il lavoro che si prospetta ti interessa?

E’ difficile trovare lavoro: è vero. Bisogna adeguarsi… fino a che punto?

Se rinunci alle tue aspirazioni per una occupazione più redditizia – così dicono! – sei poi sicuro/a di stare bene con te stesso e con gli altri?

Sempre per rimanere sulla favola di Pinocchio che può essere una metafora del processo di individuazione personale, posso dirti che non sempre i dotti e i sapienti – o la televisione – possono prevedere che cosa ci attenderà domani.

Tu oggi, invece, sai già cosa ti piace fare e quali possono diventare i “contenuti” della tua vita: in pratica il tuo partecipare nel mondo!

 

RIPRENDITI L’ESPERIENZA

Giovane amico/a non so tu come la pensi, io ti dico che tutte le volte che ho cercato una scorciatoia – le famose conoscenze che contano! – mi è arrivata solo frustrazione e impotenza. Non basarti sul caso – o sui “grattini” che possono al più ricoprire la funzione degli altri, parti da te, dalle tue forze, dalle tue conoscenze ed anche dai tuoi limiti. Di fronte alla confusione che hai intorno fai riferimento a te stesso, non come sentimento egoistico ma come persona che non aspetta e si impegna. Conquistarti il tuo spazio in questa società fortemente espulsiva – chi non sta a certi livelli viene emarginato – sarà un duro percorso ed io non ho intenzione di nascondertelo.

Per te e per la tua capacità di affermarti nel mondo è necessario rifiutare facili e allettanti proposte e le comodità ad esse connesse – da qualunque parte esse giungano – per seguire i tuoi interessi, costruire il tuo futuro.

In un articolo pubblicato qualche mese fa qui su “Rocca” ho scritto che gli adulti hanno invaso le forme dell’esperienza adolescenziale e giovanile: e per me continua ad essere vero!

Se da un lato gli adulti “devono” restituire ciò di cui si sono appropriati, sta a te – e ai tuoi coetanei – riprenderti i tuoi spazi, i tuoi pensieri, le tue responsabilità.

E’ proprio queste ultime, dalle quali di solito sei dispensato – perché sei ancora piccolo? – ti fanno acquisire uno status diverso, non più marginale, ma centrale.

Ora che hai circa venti anni “dipende anche da te” come va il mondo: non delegare a qualcun altro i compiti che ti spettano.

La responsabilità ti porta a compiere delle scelte e così perdi qualcosa, a volte molto – tutte le altre possibilità e… le comodità appunto – ma solo attraverso questo processo acquisisci la forza per sostenere le tue idee e per manifestare le tue “passioni”.

 

APPASSIONATI ALLA VITA

Intorno a te ci sono tante persone che ti dicono: “non te la prendere, lascia stare! Non ne vale la pena!”

Di fronte a queste frasi e al conseguente atteggiamento, tutto intorno a noi perde di senso – specialmente se a instillarci tali convinzioni sono persone a noi molto vicine. Così ogni iniziativa procede senza troppi scossoni, senza prenderti troppo a cuore o troppo sul serio le cose che fai o le idee che hai: tutto senza passione!

Chissà da quali delusioni provengono queste parole!

Se per qualcuno, o tanti – di solito più adulti di te – “la vita è una fregatura”, tu che cosa c’entri con la loro storia?

Nessuno sosterrà le tue idee e il tuo progetto di vita se non sei tu il primo a farlo.

Appassionati alla vita, alle cose che fai, alle lotte che porti avanti – non è detto che hai sempre ragione!

Ascolta e segui le tue emozioni, non cercare di controllare tutto e sappi che puoi “diventare di parte” senza per questo essere fazioso e arrogante.

Se i tuoi “valori” – che non sono solo il patrimonio di qualche gruppo o setta! – sono identificabili, possono contrapporsi alla confusione che ti circonda e puoi confrontarli con i tuoi amici e coetanei.

Appassionati alla vita per credere in ciò che fai, credere alle tue “utopie” – o quelle che per altri lo sono.

I tuoi sentimenti, le tue passioni – che ti fanno anche soffrire – sono lì ad indicarti nella tua – e nella mia – vita ciò che va bene per te, ciò che già a livello epidermico rifiuti o ti piace.

Giovane amico/a qui finisce questa lettera. Ci tenevo a comunicarti questi miei pensieri e spero di essermi fatto capire.

In tutte le cose che fai mettiti in gioco e vivile con passione: ti piacerà e ti divertirai. Ciao.

Andrea Bramucci

Pubblicato su “ROCCA”.

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