presentato all’VIII SUMMER GESTALT TRAINING per la Scuola di Formazione “Società Italiana Gestalt”
Il “luogo” lavoro sta assumendo sempre più valenze legate alla realizzazione personale e al modo di esserci ed esprimersi nel “mondo”.
Concluso, così mi auspico, il tempo del lavoro come “tribolazione”(o travaglio, definizione ripresa dal francese travail, e buona per più usi!), senza dimenticare le nuove ed inquietanti schiavitù: dai bambini costretti ad attività senza nessuna regola alle tante altre forme di sfruttamento che quasi annullano il cosiddetto” progresso”, la nuova cultura del lavoro (in occidente) afferma una ricerca di soddisfazione verso il “cliente”,non più elemento solo passivo, ed una ricerca di partecipazione volontaria ed autodeterminata dei soggetti inseriti nei sistemi produttivi e dei servizi.
Nelle “organizzazioni” è in costante aumento una attenzione agli staff di lavoro, non più intesi come semplici esecutori, a vari livelli, delle strategie aziendali decise dall’alto, ma, a seconda dei contesti, come protagonisti ed attori di scelte per l’azienda.
Le parole d’ordine di questi ultimi anni sono: “qualità” – con i loro circoli annessi!. “immagine aziendale” –operazioni di facciata?- “team building”:…sì…e poi?- “kaizen”, non è una parolaccia, la usano i giapponesi !
Al di là di queste definizioni –e permettetemi di scherzarci un po’ su !-occorre dal mio punto di vista e da quello della Gestalt Psicosociale entrare nel merito di possibili nuove modalità di rapporto del partecipante allo staff di lavoro sia con gli altri colleghi che con “l’oggetto transizionale del lavoro”(come direbbe qualcuno !).
Per consapevolizzare alcuni processi che sono presenti nell’equipe di lavoro-e che giocano ruoli più o meno intensi a seconda della finalità stessa del gruppo costituito, suggerisco di “indagare“ su alcune aree sia individuali che gruppali per giungere a relazioni basate non su parole d’ordine accattivanti ma spesso lontane o vuote ,bensì su aspetti esplicitati e vissuti emotivi che pongono i membri del gruppo nella possibilità di scegliere e di costituire in modo consapevole – ma non per questo facile o senza conflitti – una nuova “gestalt “di staff lavorativo.
Il lavoro sta,dunque, assumendo sempre più una centralità nella nostra vita-non solo a livello di tempo ma anche per ciò che riguarda i processi di identificazione nel ruolo lavorativo (con tutti i pro e i contro che ne derivano ).
L’appartenere ad un gruppo di lavoro coinvolge tante aree di un individuo.Per non agire in modo disordinato e controproducente, sia per sé stessi che per l’organizzazione, è importante diventare consapevoli di alcuni processi ,i
ndividuali in gruppo e della parte del gruppo che ritorna al soggetto ,che al di là del compito attribuito sono sottesi alle relazioni che si instaurano nello staff di lavoro –certamente con modalità tipiche per ogni diverso contesto . Diventare consapevoli e poi “entrare in contatto” con specifiche “dinamiche e modalità “ che si attualizzano nel gruppo di lavoro può essere vissuto da qualcuno anche con molta sofferenza, ma il rifugiarsi dietro ad un compito o “mandato istituzionale” se da un lato può agevolare all’inizio la distribuzione di ruoli e mansioni ,con il tempo porta alla sclerotizzazione e sterilità dell’equipe di lavoro se non c’è una contestuale attenzione ai livelli interpersonali sul lavoro e intrapsichici nel soggetto stesso.
GRUPPO COGNITIVO-IL GRUPPO DEI GRUPPI
Ogni individuo ha “attraversato” nella sua storia tanti diversi gruppi: ognuno di noi ha vissuto e conserva tante appartenenze.
Queste pluri-appartenenze–consapevoli o meno-ci identificano già prima dell’ingresso in un gruppo di lavoro-o di altro tipo. La nostra storia ,i nostri depositi affettivi ed esistenziali vengono così da noi stessi trasferiti nella nuova appartenenza gruppale.
L ‘individuo è in realtà l’insieme di tante storie o , forse ,di una storia dopo l’altra!(vedi l’ultima elaborazione di Erving Polster sulla moltitudine dei “self”)
L’individuo ,così, può essere inteso come un gruppo: un gruppo di vissuti e storie in svariati contesto.
Quando si forma un nuovo gruppo di lavoro ogni partecipante “porta “in esso le esperienze e i vissuti precedenti : si forma il gruppo dei gruppi .Lo staff nella forma di “quasi gruppo”(secondo la definizione di Kurt Lewin ) possiede già tutta una serie di conoscenze :ha una sua saggezza!
Questo aspetto, tutto sommato banale ad una prima lettura, diventa più complesso e meno scontato nei suoi effetti quando da un lato l’individuo (per es. il nuovo componente dell’equipe )cerca di inserire la nuova esperienza lavorativa in un quadro coerente e congruente rispetto alla sua storia precedente, ciò non è sempre possibile e positivo : le differenze sono importanti!- ;dall’altro il gruppo di lavoro che passa subito al “compito” senza considerare le “identità professionali “ di partenza e senza elaborare e integrare le risorse presenti , agisce un livello “come se” dell’equipe stessa che non favorisce la costruzione di un “linguaggio “ del gruppo stesso- questa difficoltà fa sorgere disguidi comunicativi rispetto alle diverse “attese” dei componenti dell’equipe.
Il gruppo dei gruppi è la possibilità di valorizzare le potenzialità individuali .Nello staff .di lavoro c’è ,quindi ,un gruppo cognitivo – ciò non è riferibile solo alla pura razionalità ,ma anche alla passionalità per la conoscenza- che forma la base per le successive scelte dell’equipe stessa.
GRUPPO EMOTIVO-IL GRUPPO QUI ED ORA
Nello staff di lavoro ogni componente” porta “ ,oltre alla sua storia e alle sue precedenti esperienze lavorative e personali- con le quali spesso ognuno va in risonanza !-innanzitutto la sua persona giocata nel “qui ed ora” della relazione di gruppo.
Ogni partecipante è lì presente con il suo corpo che magari non può esprimere tutte le esigenze e le “voglie”! E’ lì con i suoi pensieri, che forse non c’entrano nulla con i ben argomentati punti all’ordine del giorno! Ricorda ciò che è successo nei giorni precedenti- in situazioni più piacevoli- oppure aspetta (im)pazientemente la fine della riunione per “staccare” …e che ognuno vada per la sua strada :arrivederci a lunedì!
La Gestalt Psicosociale esplorando i cinque livelli dell’esperienza ci può dare indicazioni su come “utilizzare” – o semplicemente accettare- tutto il nostro bagaglio di sensazioni, emozioni, pensieri non congruenti al compito, fantasie ed impulsi. Se il corpo non regge più una certa posizione –c’è chi parla di homo sedatus-; se i nostri sensi ci mandano segnali diversi da ciò che stiamo discutendo, se l’immaginazione ci trasporta nel suo mondo fantastico e onirico; se ci”assale” un’emozione fuori contesto durante un’importante sessione di lavoro : come reagiamo? Quali meccanismi mettiamo in atto: di evitamento? Introiettivi? O quali altri?
Da un po’ di tempo le “valenze emotive” nello staff di lavoro sono oggetto di studio ed anche rivalutazione in più orientamenti teorici e clinici : ma poi come trattarle? Già il poterle nominare dà una cornice più precisa e meno confusiva ;poi il poterne parlare con i colleghi agevola quel processo di “accettazione” che è indispensabile per trarre energia dalle emozioni e non subirle o nasconderle.
Il gruppo “qui ed ora “ è ,perciò ,la modalità di portare nello staff di lavoro tanti elementi provenienti da livelli dell’esperienza non direttamente riconducibili alla fase produttiva o, non subito congruenti con l’argomento affrontato in equipe.
In questo approccio è insita la possibilità di sperimentare una nuova creatività nello staff di lavoro attraverso il “dare voce” a una consistente parte di noi che rimane spesso esclusa.
ANDREA BRAMUCCI