Un segno del destino
Nelle settimane seguenti, solita routine. Il Muro non si è più manifestato: “forse perchè adesso ho
meno pazienti/clienti?” si domanda Wand.
Siamo nel tempo d’estate e come tutti gli anni, ma ancor più degli altri anni, i pazienti/clienti
spariscono, chi per un motivo, chi per un altro. Qualcuno torna in settembre, altri più avanti, altri
chissà…
“Forse basta la bella stagione, o meno impegni per far star bene le persone?”, chiosa Wand, “a cosa
serviamo noi psicoterapeuti?”
Quindi più tempo libero per Wand, ma anche più tempo per pensare…e pensare non fa sempre bene
a Wand, anzi!
A casa di Giulio non è più andato. Ci ha pensato e qualche volta è stato tentato di suonare al
campanello della loro porta di casa, specialmente quando li sentiva ridere e scherzare; specialmente
quando lui si sentiva che aveva bisogno di ridere e scherzare.
Ma…niente…si è trattenuto
Non se la sente ancora, Wand. Deve ancora “inquadrare” bene la situazione.
Nei giorni seguenti alla visita, Wand ha avuto dei “rigurgiti” rancorosi nei confronti di Giulio “lo
psicoanalista”, “fa proprio figo dire così” pensa.
Proprio lui, si Giulio e la “particolare” che lo hanno lasciato senza nessuna possibilità, senza poter
verificare quell’ipotesi che lui aveva cullato e architettato dentro di sè.
Adesso come faccio a sapere chi parla?, da dove viene quella voce?, cosa c’entrano loro in tutto
questo?
Un sentimento di sconfitta rancorosa invade Wand che non riesce a passare sopra a tutto ciò e poi
lui vuole e deve “sapere”…
Sono le 19 e 25 di un giovedì di luglio e Wand sta quasi per andarsene dal suo studio.E’ stato un
altro pomeriggio caldo e afoso, come ormai da più di un mese…un paio di colloqui che hanno
“bloccato” tutto il pomeriggio di Wand , il quale si chiede se a volte non sia meglio andare al mare
(o a “marina” come dicono nella sua città!).
Suona il campanello dello studio.
Chi può essere?
Wand apre e si trova davanti Giulio e Karina che cerca di salutare in modo caldo e affettuoso ma
visibilmente impreparato sia alla visita e consapevole di non aver più dato seguito all’invito di
Giulio…
“Hey ciao che piacere, qual buon vento?” esclama Wand. “Ciao Wand, come stai” fa Giulio più coerente con sè stesso.
“Tutto bene” recita Wand “scusa se non sono più venuto a trovarti ma ho avuto molto da fare”.
“Beh, sono passato altre due volte e non ti ho trovato, pensavo fossi in ferie” rivela Giulio.
Wand diventa rosso – “ancora a quasi sessant’anni divento rosso, mi ha beccato…ma quale da
fare….sono stato più al mare quest’anno di tutte le altre estati messe insieme” – ammette a sè
stesso…
“…ma forse ero uscito per una commissione, comunque accomodatevi…”
“Guarda siamo di fretta” interviene Karina, lanciando un’occhiata d’intesa a Giulio.
“Si, ci hanno avvisato che suo padre non sta bene. E’ da tempo che soffre di cuore per cui siamo in
partenza e vorremmo dirti alcune cose”.
Wand è sempre più stupito…
“Sai qui in città non conosciamo nessuno e visto che siamo vicini di casa , ci piacerebbe che tu in
nostra assenza potessi dare un’occhiata all’appartamento…sai d’estate…e magari una volta a
settimana innaffiare le piante sul balcone, poi ritirare la posta e basta…è possibile o ti stiamo
chiedendo troppo?” E continua: “Queste sono le chiavi”.
Wand è affascinato dalla capacità dei due a rendere il tutto facile e possibile…lui si sarebbe fatto
molte più paranoie. E’ anche eccitato dalla possibilità di entrare in quell’appartamento e poterlo
esplorare palmo a palmo, specialmente la famosa stanza/studio confinante con il Muro.
“Vi ringrazio della fiducia che mi accordate e come sapete in agosto io non mi muovo da qua.
Andrò in ferie in settembre e mi occuperò io della vostra casa. Non temete” dice Wand e
rivolgendosi a Karina: “sta molto male il babbo?”
“Si, lui è cardiopatico da tanti anni, non so se questa volta ce la farà”.
“Ho capito, mi dispiace. Comunque in bocca al lupo”.
Giulio prima di salutare Wand dice: “dai che poi ti portiamo un pò di dolcetti buoni dal Piemonte. A
fine estate vanno bene”.
Sono partiti.
Wand li sente scendere le scale e poi li segue dalla finestra caricare le valige sulla macchina e poi
partire.
Wand è quasi febbricitante, come per un incontro d’amore!
Vuole subito entrare in quella casa, andare in quella stanza, vedere, cercare, capire…ma che cosa?
Con il cuore a mille Wand entra dentro l’appartamento…passo dopo passo…
Non vorrebbe accendere la luce, quasi fosse un ladro, la curiosità è troppo forte… Dopo alcuni istanti, è già entrato nella stanza a confine con il “Muro”…
“Che emozione…da tanti giorni, che dico settimane volevo stare qui!”
La stanza è stranamente quasi vuota. Ci sono solo pochi oggetti: qualche cuscino colorato, una
pianta grassa semi secca, “dovrò dare l’acqua anche a questa”, pensa Wand, un tappeto, un cestino
per i rifiuti, una poltrona, una libreria con tanti libri, una lampada a stelo…stop.
Quando era entrato in quella stanza alcune settimane prima gli era sembrata diversa: più luminosa,
più accogliente…o forse era soprattutto più viva con le presenze di Giulio e Karina?
Wand non perde tempo e si mette subito al lavoro, quel lavoro che finora non aveva potuto svolgere,
ma il destino era stato magnanimo con lui…
In modo certosino cerca sul Muro, un pertugio, una apertura, una fessura, insomma qualcosa che
possa farlo propendere per la sua ipotesi – favorita e razionale, (anche se una consistente parte di lui
vorrebbe ancora credere che la voce proviene proprio dal Muro…).
Niente, non trova niente. Trova una scala in cucina e si arrampica per osservare attentamente quel
muro (adesso era solo un muro!). Niente. Il muro era perfettamente liscio, senza screpolature, nè
imperfezioni…
Un sentimento misto di rabbia e di soddisfazione si impossessa di Wand: rabbia perchè non trova
nulla, soddisfazione della parte che ritiene che la voce è proprio del Muro e non di qualcun altro.
“Non basta! Così è troppo semplice”.
Occorre una prova!
E allora torna nel suo studio e riprende in mano il registratore, lo accende e fa partire il file della
seduta con Aldo.
Mette il volume a metà’ corsa, esce dallo studio, entra nell’appartamento di Giulio, non senza aver
prima chiuso le due porte, quella della stanza di terapia e quella dello studio, riproducendo così la
situazione tipica delle sedute…
Dopo essere entrato velocemente in casa di Giulio si siede sulla poltrona dello studio e
aspetta…niente…aspetta ancora…non sente nulla, neppure un brusio, neppure un rumore di
sottofondo, niente!
Come è possibile si chiede Wand?
Ritorna velocemente nel suo studio e alza il volume al massimo, chiude di nuovo le porte e va di
là…da Giulio…niente neppure adesso…neanche una parola o meglio neanche un rumore…
Wand diventa frenetico, non può accettare altre ipotesi: i muri non parlano o “sei sordo come un
muro” quante volte se lo era sentito dire, prima da sua madre e poi da sua moglie (cioè per capirci,
quando Wand non voleva stare a sentire sapeva come fare: “diventare un muro”! a volte di gomma!) Adesso è furente…prende il registratore e fa la prova contraria: lo piazza nello studio di Giulio, lo
avvia – ormai quella seduta con Aldo lo aveva nauseato, non riusciva più ad ascoltare i suoi
interventi che gli sembravano stupidi e senza un obiettivo preciso – torna nel suo studio dopo aver
chiuso le due porte e…nulla…nulla…
Piano, piano si acquieta.
Ora Wand non è più importante capire, sapere, soprattutto scoprire…
In modo quasi naturale si siede sulla poltrona e sente tutta la stanchezza di quelle ore così
frenetiche, così dense di aspettative…
Lentamente si rilassa sulla poltrona e si addormenta. E’ vicino al suo “Muro”
“Wand vedo che stai bene vicino a me!” nel sogno il Muro si manifesta, “non ti basta?”
Il sogno continua: due braccia escono dal Muro e abbracciano Wand.
Wand si risveglia ha il viso bagnato da alcune lacrime…
L’ultima volta che aveva pianto in un sogno Wand se lo ricorda bene: stava parlando con la cara zia
morta qualche anno prima, ma lì nel sogno così presente, così viva. Il sogno gliel’aveva fatta
rivivere molto più giovane, quando lui era poco più che un bambino…si la cara zia che lo aveva
sempre amato, forse troppo, che gliele dava tutte di vinta, o quasi, che lo aveva fatto nascere a
dispetto delle idee poco sane che giravano in testa a sua madre, e questo fortunatamente lo aveva
saputo molto tempo dopo…
“Si adesso sto meglio”. Wand guarda l’orologio: è mezzanotte e venti!
“Ma quanto ho dormito?”
“Wand? Wand dove sei?” Riconosce la voce di sua moglie…
Una rivelazione
“Che fai qui?” continua sua moglie ” è mezzanotte passata, mi hai fatto stare in pensiero”.
“Come hai fatto ad entrare?” chiede Wand in affanno, “beh la porta dello studio era aperta…pensavo
ci fossero i ladri…” replica lei.
” ….ma è successo qualcosa, dimmi, è successo qualcosa? ” insiste la moglie.
“No, no mi sono addormentato”. “Senti Wand” la moglie si spazientisce “in venticinque anni non ti
è mai successo e proprio oggi accade…non ci credo…”
Wand è fermo e cerca di bypassare l’interrogatorio…ma niente, sua moglie è questa volta
determinata a sapere a capire e alla fine sbotta: ” …certo che tu sei come un muro quando non vuoi
dire niente, non c’è verso…te la sbatterei io la testa su quel muro…” “Dai, andiamo a casa…” geme Wand, ” Neanche per sogno…adesso mi dici cosa ci facevi qui fino a
quest’ora…”
Wand non c’è la fa più, sente che ormai sta cedendo…
Inizia a piangere in modo sommesso, come un bambino…
Adesso la moglie lo guarda anche lei disperata, non sa che fare…anche a lei il viso si bagna e non sa
perché…
Si avvicina a Wand, lo bacia, come da tempo non succedeva più tra loro…e così Wand sente che Mia
è “veramente” lì con lui…
“Ti voglio raccontare una cosa, ma promettimi che non lo dirai a nessuno e soprattutto che non mi
prendi per matto”. Wand sembra pronto.
Sua moglie, Mia lo guarda adesso con aria di sfida. Non è la prima volta che Wand si pone così con
lei: “magari racconta un’altra delle sue rocambolesche storie psicologiche”, pensa.
Wand in realtà non riesce a iniziare, è bloccato, non sa se procedere…
Mia si innervosisce sempre di più…“Guarda questa volta chiedo il divorzio” tuona lei, “ si me ne
vado, hai rotto con tutte le tue scuse…”
Wand inizia a raccontare. Mia è stata convincente…lui è terrorizzato dall’idea di perderla o
semplicemente di fare i conti con questo sentimento…
Testa bassa, voce ancora più bassa…
Il raccontare è lungo e penoso…anche se emerge un certo autocompiacimento…
Wand parte dall’inizio, dal primo manifestarsi della voce proveniente dal “Muro”…descrivendo in
modo minuzioso tutte le manifestazioni del “Muro”, fino ad arrivare alle “prove” di quella serata…
Mia è prima scettica, poi curiosa, poi inizia a ridere, a ridere, a ridere sempre più forte…e Wand le
ricorda: “ti avevo chiesto di non prendermi in giro e di non prendermi per matto…”
“Ma che dici? E’ una storia troppo simpatica, veramente simpatica che mi fa sorridere…forse
dovresti scriverla e pubblicarla sul tuo blog…”
Wand si illumina per un attimo, poi le chiede: “Si, ma…da dove viene la voce, secondo te?”
“Non lo so…ma è così importante per te saperlo?” ribatte Mia “mi sembra che finora questa che tu
chiami: voce, ti ha dato buoni consigli e ti ha aiutato…”
“E’ vero! Però, a me piacerebbe risentirla ancora…”
Escono abbracciati dallo studio. Ormai sono quasi le tre. Hanno fame.
Quella piccola taverna dove andavano da fidanzati è sempre lì ad accoglierli.
La notte è tiepida. Alle cinque, o poco meno sono nella loro casa.
Wand si sente “bene”, ora può dirlo, lui che è sempre alla ricerca di qualcosa di sbagliato di sé
stesso e soprattutto degli altri…è rilassato, sente il suo corpo e il corpo di Mia è come se lo toccasse
per la prima volta…
Adesso sta facendo “l’amore” con Mia, si “sta proprio facendo l’amore” e non “sesso” come dice la
sua paziente!
Lui, Wand, sempre ossessionato dal tempo che passa, dalle cose da fare, lui che in qualsiasi
momento del giorno o della notte sa perfettamente che ore sono con un margine di errore di
massimo cinque minuti…adesso si abbandona a lei, Mia, la sua donna, adesso si sente vicino a lei
senza vergogna…senza timore di perderla…Wand sente che anche lei vuole fortemente lui!
Forse non gli importa più se il Muro parlerà ancora (a proposito chi parlava?). Ma sa che può
“appoggiarsi veramente” – come quel suo collega che ha invidiato tanto nel seminario di ipnosi – a
qualcosa e forse anche a “qualcuno”.
La contro-rivelazione
I giorni seguenti alla “rivelazione”, Wand è particolarmente sereno, quieto, in pace con sè stesso e
con gli altri.
Ha affrontato la vergogna (sua vecchia nemica: ricorda ancora i tempi della scuola…oltre ad essere
chiamato “carciofo” per via di quel suo grosso naso – neanche più di tanto pensa Wand! – è stato poi
oggetto di “prese in giro” dai suoi compagni, e ciò che bruciava di più dalle compagne!, per via di
quella sua “acne juvanilis” come la chiamavano allora che non gli permise neppure di fare il soldato
e…come diceva sua madre: “chi non è buono per il re, non è buono neanche per la regina!, ma
lasciamo stare… ha affrontato la paura, il giudizio, anche il suo apparire folle…
Suonano allo studio.
Wand va ad aprire. Non sta aspettando nessuna persona (a proposito: ha cambiato quella brutta
definizione di paziente/cliente o cliente/paziente che utilizzava fino a pochi giorni prima).
“Ciao Giulio, ben tornato!” esclama Wand con un sorriso che si ritrova sul volto a sua insaputa…
“Ciao” risponde Giulio con un fare più mesto.
“Non ti aspettavo già. Avevate detto che sareste rimasti almeno un mese in Piemonte e invece dopo
una settimana sei qui”, prosegue Wand.
“Si, è accaduto. Purtroppo…il papa di Karina è morto il giorno dopo che siamo arrivati…lei è
rimasta su per stare qualche settimana con sua mamma che adesso è sola. Dopo il funerale ho deciso
di scendere”. A Wand si inumidiscono gli occhi… – “ma che c’entro io? chi lo conosceva?” Wand è perplesso di
sè stesso e delle sue reazioni…ma in fondo è contento!
“Mi dispiace molto, quanti anni aveva?”
“Settantasette” risponde Giulio “una vita difficile, sempre avanti e indietro dagli ospedali, adesso
non soffre più”.
Un silenzio accomuna i due! Wand ripensa a suo padre anche lui cardiopatico e morto molti anni
prima…
Poi Giulio riprende a parlare: “Mi piacerebbe andare a mangiare una pizza con te uno di questi
giorni, magari lo puoi dire anche a tua moglie…”
“Farebbe piacere anche a me” risponde Wand “poi sono sicuro che mia moglie mi da la libera uscita
per una sera, se sono di più poi si insospettisce”, scherza…e continua “…le piante le ho sempre
annaffiate e ti ho ritirato la posta che trovi sul tavolo della cucina…ecco le tue chiavi…”
“Grazie di tutto Wand…allora quando andiamo a fare questa pizza?”
Wand ci pensa un attimo: “Giovedì? che dici?”
“Vada per giovedì…” conferma Giulio con voce ferma e affermativa …e Wand, inevitabilmente,
torna a sentire/pensare alla voce del “Muro”, è solo un attimo…
“Che strano!” ripensa poi Wand “io che per accettare qualsiasi invito faccio tanta fatica, ho subito
detto sì!” e ripensa a tutti i “no” detti o meglio “fatti accadere” in tanti anni.
Lui schivo, critico, selettivo fino alla solitudine forzata…solo con Mia riusciva a stare e a
sfogarsi…fino a diventare ripetitivo e noioso, fino a provocare in lei un rigetto…e fino a farla
giungere a dire: “forse per pò è meglio se stiamo lontani…non c’è uno di quei tuoi corsi ecm a
breve?”
Il tavolo più esterno è l’ideale per potersene stare tranquilli, lontano dalla confusione di quella
gettonata pizzeria.
Giulio e Wand sono arrivati insieme dopo essersi dati appuntamento in piazza.
Wand ha scelto un look sobrio: jeans leggeri, una polo, scarpa sportiva. Giulio indossa anche una
giacca di cotone “…sai poi la sera diventa fresco…” commenta.
Il sole è tramontato da poco, è ancora tanto caldo.
C’è una atmosfera un pò goliardica nel locale che favorisce libertà di atteggiamenti e di parole…
Wand osserva attentamente tutti quelli che siedono e che entrano…specialmente le donne…
“Ehi Wand” lo risveglia Giulio “allora che mi dici? Sei stanco? Hai lavorato oggi?” Ecco le solite domande rompi di Giulio, pensa subito Wand, poi sorride e risponde: “Lavoro, si ma
non più come cinque o dieci anni fa… e tu?”
“Ma sai come ti ho già detto questo è il mio primo anno sabbatico e forse ce ne sarà un secondo…”
“Io senza lavoro non riuscirei a vivere” dice Wand quasi a sè stesso…
“Guarda….è più facile di come sembra dal di fuori. Passati diciamo i primi due mesi, poi ci provi
gusto a vivere senza lavoro e paradossalmente spendi molto meno perchè hai bisogno di minori
compensazioni e” continua Giulio “quando lavoravo fumavo tanto, bevevo molto di più , a volte
anche fuori pasto, non è la birretta con la pizza per esempio di questa sera che fa la differenza
certamente, e poi compravo tante cose che poi non erano così fondamentali: vestiti, libri, cd,
diavolerie elettroniche e altre cose e appena si poteva a pranzo e a cena fuori e così via; adesso per
le mie spese personali non spendo più di duecento, massimo duecento e cinquanta euro al mese”.
Wand lo guarda curioso e lo ascolta davvero…ciò che dice Giulio è vero! Anche Wand ha bisogno
di continue compensazioni, magari non fuma, ma l’alcol si…il miglior antistress sul mercato e poi
quelle “piccole” spesucce su internet che però a fine mese fanno la differenza.
Poi gli chiede: “Sai come siamo noi dell’ambiente psy cerchiamo sempre un qualcosa di reale o
simbolico che ci fa prendere una decisione…a te come è andata, è successo qualcosa, come sei
arrivato a prendere la decisione di prendere un anno sabbatico?”
Arriva il cameriere ed i due ordinano: “una napoli e una birra” fa Giulio, “per me birra e una
capricciosa” replica Wand.
“Si è vero c’è un momento che ci fa fermare, riflettere e poi decidere…”
Wand è contento di condividere lo stesso sentimento con Giulio…
“E’ accaduta una cosa molto particolare di cui mi vergogno un pò” dice Giulio, e continua “sai a
volte capitano cose che non sappiamo spiegarci eppure vogliamo dargli una spiegazione a tutti i
costi, magari dipendono da noi, oppure no, ma ne rimaniamo attaccati, vincolati, come se passasse
da lì tutto il nostro significato, valore, vissuto…”
Wand è affascinato da Giulio. Anche in questo caso “sente” insieme a lui.
E’ incredibile! In fondo lo conosce da poche settimane e questa è la quarta volta che ci parla,
eppure…
“Guarda… a questo punto te lo dico…basta che non vai in giro a dirlo ad altri, sai il nostro
ambiente lo conosci e soprattutto che non mi prendi per matto…”
Wand non ce la fa più a trattenersi, inizia ad agitarsi…Giulio parla come lui…sente come lui…
Wand è talmente preso che non bada neppure dell’arrivo della pizza (cosa che non è a lui solita,
solito è per lui avventarsi sul piatto con rischi di bruciature a lingua e palato!)… Giulio vede Wand così attivato che gli chiede: “Tutto a posto Wand?” “Si, si certo…mi piace il tuo
modo di presentarti assomiglia molto al mio”.
“Bene, mi fa piacere, così posso sentirmi meno giudicato per la cosa che sto per dirti”.
“In sintesi, ma sintetizzare non è facile…sei mesi prima di decidere di prendermi una pausa, in
studio accadevano cose strane…”
Wand diventa rosso…si sente “toccato, tanato…”
“Si, continua Giulio, tu pensa che un pomeriggio in modo estremamente distinto ho sentito una
voce provenire dal muro della mia stanza di terapia che mi dava suggerimenti – tutti azzeccati tra
l’altro – su come condurre una seduta…”
Wand deve bere… suda come una fontana e non è nè il caldo nè la birra…tant’è che Giulio gli
chiede: “…è piccante?…di solito la capricciosa non è piccante!”
Giulio continua: “Si una cosa strana, veramente strana, ancora oggi dopo quasi due anni ricordo la
sua voce e le sue parole, parole che mi facevano stare veramente bene…”
A questo punto Wand vuole conoscere tutti i particolari…
“Quante volte si è manifestata la voce dal muro?…e per quanto tempo? …e con chi ne hai
parlato?…e…”
Giulio interrompe la sequenza di domande e commenta: “Vedo che l’argomento ti interessa, sembra
quasi che lo conosci…”
“Beh in tutto tre-quattro volte in un periodo di un mese circa. Poi ne ho parlato con il mio
supervisore il quale mi ha consigliato di prendermi un anno sabbatico… nel frattempo avevo
iniziato a frequentarmi con Karina e…il resto lo sai”.
Wand adesso è chino sulla sua pizza ormai terminata…non sa dove guardare, Giulio lo osserva e lui
non vuole far trapelare i suoi pensieri e soprattutto la “sua” vergogna…
Giulio con tono scherzoso lo provoca dicendo: “Adesso puoi dire a tutti che il dott. Amico Giulio,
psicoanalista di fama almeno europea, è fuori di testa…così i pazienti vengono da te…”
Wand adesso piange, si piange e piange a dirotto…
“Che c’è Wand, ti ho offeso…guarda che scherzavo…” “No, no, tu sei una persona stupenda…tu
non c’entri…io, io non sono capace…” balbetta Wand.
“Senti, è vero che sono nel mio periodo sabbatico, ma fammi capire se posso sono qui per aiutarti”.
Wand guarda diritto negli occhi Giulio: “Anche io ho una cosa da dirti e anche io vorrei non essere
preso in giro o preso per matto…”
Giulio inizia a capire e suggerisce: “Senti, è una bella serata. Andiamoci a fare una passeggiata
lungomare, ci prendiamo un gelato e parliamo un pò”. Vanno.
Wand si avvia silenziosamente accanto a Giulio. Aspetta di trovarsi in una zona senza occhi e
orecchi indiscreti e poi inizia a parlare: “a me è capitata la tua stessa esperienza: la voce del Muro
mi ha parlato cinque volte in un mese e mezzo circa”.
Wand si sofferma sui particolari manifestando ancora il desiderio di scoprire questo enigma…e
Giulio glielo fa notare…
Il discorso va avanti per una mezzoretta circa…fino a quando Wand sa che deve aggiungere anche
altri particolari…
“Devo dirti una cosa Giulio…”
“Avanti…dopo quello che ci siamo detti…credo che non sarà difficile aggiungere altri aspetti”.
“No, è difficile perchè” dice Wand “ io pensavo che la voce fosse la tua…”
Grassa risata di Giulio che mette Wand in un leggero imbarazzo…
“Pensavo che fossi proprio tu, quando sei stato via ho fatto le prove con il registratore…” Altra
risata di Giulio…adesso anche Wand ride, ride sempre più di gusto…
Giulio si fa spiegare per filo e per segno da Wand tutta la dinamica del registratore e Wand aggiunge
anche l’arrivo della moglie…qui non erano più risate ma si andava oltre , è la pancia che ride da
sola come Wand aveva provato a fare nello “yoga della risata”, “…e che figura di m…” dicevano
l’uno all’altro…
Continuano a ridere e a fare battute fino a quasi alle due di notte, dandosi pacche sulle spalle e
continui rimandi sulle loro storie di voci dal muro…
La serata è giunta al termine ed entrambi hanno voglia e desiderio di tornare dalle rispettive donne,
ma prima di salutarsi con un “vero” abbraccio, Wand chiede a Giulio. “Quindi, secondo te, devo
staccare per un pò con la psicoterapia?”
“Non lo so questa è una tua scelta. Io ho fatto così, ma ognuno sceglie per sè, magari parlane con
tua moglie…magari ci sono altre forme per stare meglio con sè stessi, con il proprio lavoro e con gli
altri…”
Wand saluta di nuovo Giulio con un sentimento di vera amicizia…
…ancora un sogno
Quella notte Wand non riesce a dormire…troppe emozioni!
Si gira e si rigira nel letto…Mia lo sente e gli chiede se sta male.
“Tutto ok, scusa se ti ho svegliato”. “Come è andata con Giulio…è simpatico?”
“Si molto, forse dopo tanto tempo ho trovato un amico…”, dice Wand
“Sono contenta. Buona notte!”
“notte”.
Adesso dorme e subito il sogno prende Wand: si trova nel suo studio, si vede mentre mette a posto
libri e fogli, guarda e osserva intorno a sè, poi, d’improvviso il Muro gli parla: Ciao Wand, vedo
che stai bene…adesso non hai più bisogno di me…il battito del cuore aumenta, è come l’incontro
con un antico amore…nel sogno Wand risponde al Muro: …quindi non ti sentirò più? La scena
cambia…Wand è in compagnia di Giulio, sente anche la risata di Mia che parla con un’altra
donna. Camminano tutti e quattro in un bosco, ridono e sono contenti.
Suona la sveglia e sono le sette e mezzo…ora di alzarsi!
Dieci mesi dopo
“Andiamo? Sei pronto?” Mia chiama spazientita Wand…
“Arrivo! Ho fatto!”
“Dai che Giulio e Karina ci stanno aspettando”
“Eccomi, ci sono!”
Scendono le scale e incontrano i sorrisi di Giulio e Karina…
“Dove si va oggi?” chiede Wand a Giulio e Karina.
“Si pensava di andare a fare un giro al Sasso Simone e Simoncello”.
“Che bello!” esclama Mia.
“Che bello soprattutto farlo di mercoledì, mentre gli altri lavorano!”, ridacchia Wand e Mia ribatte:
“Dai non essere cinico…ognuno ha la propria vita…”
“Adesso basta che mi fai pensare che il mio secondo anno sabbatico è quasi finito…” dice Giulio.
“Mica avrai intenzione di lavorare tutti i giorni? poi noi quando ci vediamo?” gli chiede Wand
“Direi proprio di no, comunque ho ancora un mese per fare quello che mi piace e tu hai tre giorni
alla settimana per vivere!”
La giornata passa serena e felice tra loro… e tante altre ne seguono!
Ogni tanto, Wand ripensa al “Muro” e alla sua voce e ogni tanto ha quasi l’impressione di sentire
qualcosa…ma non è più così fondamentale…
Ogni tanto si appoggia a lui …con un senso di gratitudine…quel Muro gli ha cambiato la vita!
Ora la sua vita gli piace…ora sta bene! Ora sta bene da solo, senza rincorrere chissà chi o che cosa… e sta bene anche con i suoi amici,
senza doversi nascondere o vergognare!
…ma in fondo Wand sta anche scoprendo che non c’è molta differenza tra stare soli o stare in
compagnia e con Giulio ha pensato di scrivere un libro dal titolo:
Siamo sempre soli, siamo sempre in relazione!
…ma ci vorrà tempo!
Tanti anni dopo
Ormai tutti in città sanno che quando hanno un problema da risolvere o da affrontare possono
andare lì in quella vecchia casa seicentesca del centro storico entrare in quell’appartamento sfitto, in
cui una volta forse c’era uno psicologo e di cui non si sa chi sia il proprietario e rivolgendosi al
“Muro”, per tutti Wand, pongono la loro richiesta o afflizione e… spesso un’illuminazione, un
qualcosa di magico o forse di molto umano, avviene…
Cara lettrice e caro lettore, il racconto “Uno psicologo al Muro” finisce qui!
…se vuoi fammi sapere se ti è piaciuto oppure no…ma soprattutto ti auguro di incontrare nella tua
vita delle esperienze che possano trasformarti come è successo a Wand (a proposito wand in
tedesco significa: muro, e in inglese: bacchetta magica! ) Ciao